Stavo facendo una selezione di fotografie degli ultimi dieci anni.
Erano tutte fotografie singole, migliaia di fotografie…non appartenenti ad alcun progetto o ad alcun evento particolare o viaggio che meritasse una galleria a parte.
Ne volevo selezionare solo un centinaio.
In mezzo a quella mole di immagini, vedevo parallelamente pezzi di vita dal 2004 in poi.
Ricordavo bene ogni singolo scatto, il dove, il come e il perché.
E ricordavo le tantissime vicissitudini tra uno scatto e l’altro (insomma la vita): potevano passare a volte ore, giorni, settimane di “sosta” fra uno e il successivo.
Così mi sono messo a fare un conteggio e con il risultato ottenuto faccio ancora fatica a relazionarmi.
Erano 10.000 scatti ripresi in dieci anni, calcolando un tempo di esposizione medio (un tanto al chilo) di 1/125sec ciascuno, avevo in mano circa 80 secondi di tempo, di porzione infinitesimale di esso: 80 su 315 milioni di secondi, cioè l’equivalente di 10 anni di vita.
Eppure sono pur sempre 10.000 scatti, 10.000 soggetti diversi, in luoghi diversi, momenti diversi.
In quei luoghi ci sono stato, ci sono dovuto andare, ho dovuto pensare e fare delle scelte, guardare, regolare la macchina, scattare, tornare a casa, sviluppare. Il tutto nel bel mezzo di una vita che correva, in un lasso temporale di 315 milioni di secondi, passati a respirare. E così per 10.000 volte…il tutto per ottenere….. solo 80 secondi.
E quando penso che ci sono scatti di svariati secondi di esposizione a scatti da 1/8000 sec mi rendo conto che la fotografia tanto dipende dal tempo per essere registrata, quando ne “sovverta” il senso a posteriori, o meglio, quanto non dipenda più da esso; quanto giochi a “zippare” il tempo stesso (80sec) e a dilatarlo (315mil sec) a seconda di come lo si guardi.
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