Neal Krawetz, esperto di sicurezza informatica a tutto tondo, ha accusato (ingiustamente, come si vedrà poi) il fotografo Paul Hansen di aver pesantemente manipolato la fotografia vincitrice del premio World Press Photo 2012, che sarebbe addirittura il risultato della composizione di più immagini.
La fotografia di Paul Hansen vincitrice del World Press Photo 2012
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Questa fotografia era già stata al centro di discussioni subito dopo l’assegnazione del prestigioso premio, perchè erano evidenti (nè erano stati negati) gli interventi in post-produzione, ma fino ad ora non erano mai stati sollevati dubbi di questa portata.
In estrema sintesi gli elementi che Krawetz cita a sostegno della sua tesi sono: l’immagine è frutto di un ritaglio o di una riduzione; la luce sui volti delle persone non è coerente con la posizione del sole, le persone al centro dell’immagine sono molto più luminose delle altre; la fotografia risulta essere stata lavorata in più occasioni.
La conclusione è lapidaria:
“I cannot tell you about the original picture(s), but I can tell you that the controversial picture is definitely not original.”
Il World Press Photo, senza fare esplicito riferimento alle accuse di Krawetz, ha disposto una verifica interna. Dopo aver confrontato il file raw ed il file jpeg, gli esperti nominati dal WPP concludono che:
“… è evidente che la fotografia pubblicata è stata ritoccata sia nei colori che nei toni. Oltre a questo, non abbiamo trovato evidenze di manipolazioni significative della fotografia, o di composizione di più foto”
Tutto bene quel che finisce bene, no?
No, perchè, al solito, l’atto di accusa, ripreso da siti e blog, è stato letto da molte persone, anche non del settore, mentre la successiva smentita del WPP è stata letta dai soliti, pochi appassionati del settore. E per un fotogiornalista come Hansen che vende, sostanzialmente, la credibilità delle proprie immagini questo è un bel danno.
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