Integrato totalmente con quanto lo circonda, il fotografo sa che assisterà a qualcosa di inaspettato. Quando si fonde con il paesaggio e con la situazione che vive, la costruzione dell’immagine finisce per emergere davanti ai suoi occhi. Ma per riuscire a vederla, il fotografo deve fare parte di ciò che accade. Allora tutti gli elementi si mettono a giocare con lui.
Archivi del mese: aprile 2015
Sempre il grande Salgado!!!
Sebastiao Salgado
I primi cugini dei fotografi sono gli architetti. Come noi, spaziano fra i pieni e i vuoti, problemi di luce, di linee e di movimento, alla ricerca di coerenza fra il loro modo di vivere, la loro ideologia e la loro storia. E tutto ciò, alla fine, si collega. Si tratta di una magia che appartiene all’architettura come alla fotografia. Diversamente dal cinema o dalla televisione, la fotografia ha il potere di produrre immagini che non sono piani continui ma ritagli di piani: frazioni di secondo che raccontano storie complete. Nelle mie immagini, la vita di ogni persona incontrata si narra attraverso i suoi occhi, le sue espressioni e ciò che sta facendo.
Spirito entusiasta
Chi fotografa è spesso mosso da uno spirito entusiasta, che lo porta ad isolare mentalmente, e solo mentalmente, il soggetto della propria immagine dal resto dello sfondo, purtroppo ciò accade solo nella sua testa.
L’emotività in questo modo schiaccia la lucidità tecnica e compositiva e lo porta a scattare per sé, senza rendersi conto che il destinatario, ovvero chi osserverà la fotografia, non avrà lo stesso coinvolgimento e faticherà a capire chi sia il soggetto, spesso senza riuscire a distinguerlo dallo sfondo e dagli altri elemeni secondari presenti nella scena.