Cercare di comprendere almeno nei suoi elementi base la comunicazione visiva è importante. La fotografia è comunicazione, è una parola silenziosa, che non ha una lingua oppure, che ha una lingua universale, tanto è che ciò che si vede ha lo stesso significato per persone di qualunque nazione del mondo.
Nei corsi di fotografia ho sempre cercato di dedicare del tempo a questo, perché è un aspetto fondamentale. L’esempio più semplice è quando si fa una foto al tramonto o ad un panorama e quando la si rivede la frase più ricorrente è “non rende”. La fotografia non può non “rendere” e se non lo fa è solo colpa di chi l’ha scattata.
Il linguaggio visivo è forse più limitato di quello parlato ma è certamente piu diretto.
E comprendere questo e le sue dinamiche ci aiuta a risolvere una delle grandi difficoltà legata a quest’arte e cioè che conta di piu quello che arriva e non quello che parte. Perché spesso, come quando due persone si parlando, il contenuto che uno dei due vuole esprimere viene frainteso, non compreso, addirittura girato al contrario. Fenomeni quali distorsione (chi parla sceglie e dice solo quello che ritiene utile, in una percezione tuttavia soggettiva), filtraggio (distanza, conoscenza e competenza, motivazione, stato d’animo, carattere, valori, disturbi esterni etc), il modo di esposizione (tono per esempio), coerenza nel linguaggio, possono modificare sostanzialmente il senso e il contenuto, cosi che ciò che era partito arriva completamente distorto, cambiato e frainteso.
Lo stesso avviene in fotografia, perché quello fotografico è pur sempre un linguaggio. Partiamo dal presupposto che la fotografia mostra e non dimostra, pertanto l’emittente (fotografo) da una sua personale visione che viene poi interpretata dal ricevente che è una persona diversa. Se non si pone attenzione nel momento in cui si inizia a “parlare” (scatto), il rischio è che ciò che si è visto e quindi la motivazione per il quale si è scattata quella fotografia, non venga minimamente capito e piuttosto si veda altro, si capisca diverso o non si capisca proprio niente.
Per cercare di capire meglio questi aspetti, ricordo che la comunicazione è basata su tre elementi: messaggio, codice, canale. Il primo è ciò che vogliamo comunicare e dire; il secondo è il linguaggio con il quale comunichiamo il messaggio; il terzo è come vogliamo fare arrivare il messaggio. Mi soffermerò in particolare sul codice, dato che la fotografia è un linguaggio con un codice, un linguaggio per immagini ed il messaggio che viene portato è di carattere visivo.
Il linguaggio fotografico si poggia su due elementi importati: conoscenza degli elementi di comunicazione e conoscenze tecniche. Nella prima, sul quale mi soffermerò poco, sono compresi la valutazione e comprensione degli elementi oggettivi e soggettivi, la conoscenza di un processo di comunicazione e dei fenomeni ad esso correlato. Questi possono determinare delle scelte e la valutazione di quello che sarà il contesto in cui si sarà ascoltati, con che mezzo ed in che modo.
Ciò che mi preme più spiegare e che ritengo più utile in quanto potrebbe già questo aiutare moltissimo, è l’aspetto delle conoscenze tecniche, che sono strumenti per cercare di formulare il nostro messaggio in maniere corretta, coerente, che non venga travisato arrivando cosi correttamente a destinazione. E la fotografia offre molteplici strumenti proprio per questo scopo.
Ovviamente stiamo parlando di messaggio di carattere intenzionale e non casuale, cioè parliamo di un messaggio studiato intenzionalmente che scaturisce da un preciso scopo. E uno scatto “intenzionale”, deve essere ricevuto nel pieno del suo significato nell’intenzione di chi l’ha prodotto. Deve pertanto essere cercato questo scatto, previsualizzato, creato in modo tecnicamente perfetto e deve essere portatore di un messaggio. In tal caso la nostra comunicazione visiva ha raggiunto appieno il suo scopo.
Le conoscenze tecniche possono essere raccolte in due gruppi importanti: le conoscenze degli strumenti con cui lavoriamo e la conoscenza degli elementi costituitivi dell’immagine.
Sugli strumenti non ci spenderò molto di più, dato che è evidente che abbiamo in mano una macchina fotografica con un obiettivo e do per scontato che i concetti base di esposizione e di come regolarla, di PDF, di focale etc, siano consolidati, cioè che sia consolidato il rapporto con lo strumento in se, che lo si conosca perche il non conoscerne appieno il funzionamento, vuole dire limitare la propria capacità operativa e di scelta creativa. Non ci si puo fermare insomma perché non si sa come si regola l’ISO della macchina. E’ un aspetto importante.
Gli elementi compositivi invece sono determinanti e il loro studio e comprensione è fondamentale. Il loro relazionarsi a vicenda è complesso ma deve essere compreso perché è solo cosi che si puo fare in modo che la fotografia “renda”, cioè mostri quello che si è visto nello stesso modo in cui l’abbiamo visto e vorremmo raccontarlo. Sono questi elementi che trasformano l’immagine che abbiamo negli occhi e nella testa (perché le immagini non stanno solo negli occhi, ma si vedono con il cervello) in qualcosa che possa essere compreso da chi poi l’osserverà. Spesso ci si dimentica di quante armi abbiamo in mano per riuscire in questa impresa. Mi riferisco ad esempio alla Luce in primis, alla tonalità, ai piani prospettici, al soggetto stesso, allo sfondo, all’inquadratura, alla composizione, allo stile di ricerca, alla struttura, agli elementi in scena, alla dinamicità o staticità, al punto di vista, alla pdc, alla relazione fra gli spazi e i volumi, confini e punti di intersezione, la geometricità e cosi via.
Tutto questo ci serve per provare a fare arrivare ciò che è partito, per essere certi che ciò che parte sia ciò che abbiamo visto con il cervello. Si tratta in sostanza di studiare questi elementi in modo da porte fare la cosa che conta di più e che ci distinguerà: fare delle scelte.
L’atto fotografico non si limita a premere un pulsante dopo aver guardato dentro un mirino ma è molto di più. Solo chi comprende l’esistenza di questi elementi, strumenti e possibilità comprenderà come poter fare fotografia. Il non conoscerli o non prestarci la giusta attenzione, significa produrre solo immagini e restituire quindi messaggi casuali e non intenzionali. La fotografia deve essere frutto di scelte, anch’esse non casuali.
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