Archivi del mese: gennaio 2016
Fare memoria
Sulla rete si trovano svariati documenti fotografici storici. Ne riporto alcuni qui di seguito. Sono emozionanti… a parte la valenza storica che hanno, documentano qualcosa di veramente unico, qualcosa che non vedremo mai piu. Certo, tutte le foto sono uniche: se andiamo a Parigi faremo la nostro foto alla Torre Eiffel… e fra milioni di persone che l’hanno fatta, faremo la nostra che sarà unica comunque. Ma la foto che nessuno potrà mai provare a fare è quella della stessa torre in costruzione. E mai più vedremo la torre incompleta. Idem per la foto, chessò, del Cristo Redentore in costruzione. Il valore storico di questi documenti è enorme. La fotografia è un modo straordinario di fare memoria. E quando riguardo queste foto provo incredulità per la potenza che ha nel fermare il tempo e rendere quel momento davvero eterno e unico.
1967 – La mattina del giorno in cui la Svezia cambiò la guida da sinistra a destra
Bravo al “caso”
Grande prontezza del fotografo per questo scatto….. qualità non ottima ma il punto elevato da cui è stata scattata fa quasi sembrare che lo stesso fotografo stesse volando…. bella, difficile da prendere… bravo….. Peccato che i complimenti non vadano ad alcun fotografo ma solo alla telecamere dell’autostrada canadese da cui è stato preso questo singolo fotogramma e poi postato in rete. Se il fotografo non va al soggetto, il soggetto va dal fotografo, che in questo caso nemmeno c’è, per buona pace di tutti quelli che aspettano il momento giusto magari anche per lungo tempo. Ritengo che il vero soggetto di questo scatto sia il caso che è anche il vero fotografo: questo è dimostrato dal fatto che se l’avesse fatta una persona reale, non sarebbe stata condivisa nello stesso modo.
Non nascondo un po di disturbo nel vedere il “caso” sbancare sui social ma gli va riconosciuto che ha proprio centrato il “momento decisivo”!!! Che dire… bravo al caso allora.
WWP 2013… Le fotografie non smettono mai di parlare
La foto sopra è relativa al WPP 2013. Bellissimo scatto. Si tratta di migranti africani su una spiaggia in Gibuti: cellulari rivolti verso l’alto per cercare la rete somala, più economica. Trovo straordinaria questa immagina. Quando l’avevo vista non aveva fatto lo stesso effetto di oggi. Questa è un’altra cosa che mi affascina della fotografia: non smette mai di parlare anche quando chi l’ascolta, non ha molta voglia di sentire. Poi un giorno ci si sveglia e qualcosa succede per cui quel messaggio già detto e ridetto, finalmente arriva. E questo ancora una volta mi insegna che le immagini vanno guardate a lungo, solo nel momento in cui si è pronti a ricevere e comprenderne le parole. È’ come un cellulare che giustifica la sua esistenza solo se c’è una rete che lo rende funzionante, se c’è chi telefona ma soprattutto se c’è qualcuno che riceve la chiamata e risponde.