La prospettiva geometrica viene usata soprattutto per “guidare” l’attenzione dello spettatore verso ilsoggetto principale o verso un punto di interesse, funzionando così come il più potente degli “indicivettori”: tutta la composizione tende verso il punto di fuga e vi si dirige, invitando il destinatario a fare altrettanto (è ovvio che in corrispondenza del punto di fuga deve esserci qualcosa di interessante).
Il percorso compiuto dallo sguardo dello spettatore che osserva un’immagine segue in realtà schemi diversi e più complessi: la registrazione dei movimenti oculari dimostra come lo sguardo vaghi in maniera apparentemente disordinata intorno ai principali punti di interesse. Quella che noi crediamo percezione globale e simultanea di un’immagine è in realtà la somma di piccole esplorazioni parziali: i rapidi movimenti oculari fanno sì che la parte centrale della retina (la fovea) esplori e scandisca lo spazio in tempi successivi, anche talmente rapidi da rimanere al di sotto della soglia della consapevolezza. In ogni caso, anche se non è vero che le linee di fuga “conducano” lo sguardo dell’osservatore, è però vero che esse contribuiscono ad orientare convenzionalmente i vari elementi dell’immagine in modo da invitare lo spettatore (che conosce il codice) a soffermarsi sui punti voluti.
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