Eventi drammatici come quello che hanno colpito il centro Italia, lasciano senza parole. Per le vite umane spezzate, gli affetti famigliari, la distruzione, gli sfollati… e tutto ciò che di drammatico ne consegue, compreso le emozioni di chi aveva 4 muri e ho ora non li ha più. Di un territorio cosparso di macerie, che non sono solo case ma sono macerie di una comunità che dovrà provare a riscostruire le proprie vite. Sono pezzi di cemento e di vita.
Limito il commento sull’evento in se, riportando la questione sul tema del blog cioè la fotografia. Abbiamo visto in TV o sui social questa immagine.
Ormai siamo abituati ad avere delle icone degli eventi drammatici, singoli scatti che fanno il giro del mondo, come sintesi dell’evento stesso. Immagini che lasciano sconvolti, che fanno riflettere e che con tanta violenza e freddezza dicono: ” non ti posso spiegare a parole cosa è successo, sono una fotografia e non so raccontare con le parole giuste cosa è accaduto… pero posso fare molto di più, usando il silenzio, ti posso raccontare come era prima e come è adesso”.
Cio che vediamo nella fotografia in questo post, non lo vedremo piu nella realtà. Potremo solo appellarci al ricordo che col tempo svanirà. E spetta alla fotografia il compito di rendere questo ricordo inedelebile, nel suo silenzio ma nella sua determinata forza narrativa. E guardandola, saranno svariate le considerazioni che ci porterà a fare: dal “tutto cambia”, al “esiste sempre un prima e un dopo“…. ma ancora di piu, esiste anche un durante, come se la fotografia fosse li proprio durante l’evento, per ricordarci com’era e per mostrare che cosa c’è adesso. Il suo scollamento dal tempo a volte è sorprendente, mescolando in continuazione prima dopo e durante.
Rispondi